Molte persone arrivano alle dinamiche karmiche con un peso già sulle spalle che spesso chiamano “ colpa”
La sensazione di aver sbagliato, di aver mancato qualcosa, di portare con sé una responsabilità che non si riesce a lasciare.
È comprensibile perchè la mente cerca sempre una spiegazione morale a ciò che non riesce a capire.
E quando una situazione si ripete, quando un blocco ritorna, quando sembra che la vita segua un copione già visto, la mente propone subito una risposta: “È colpa mia.”
Il karma, però, non funziona così perchè il karma non è un giudizio, né un rimprovero.
Non è la voce di un’autorità che ci chiede conto delle nostre azioni.
Il karma è una memoria che rimane attiva finché ciò che la contiene non è stato completato.
Una memoria che ci mostra dove qualcosa è rimasto aperto.
Ecco perché il senso di colpa, per quanto forte, non ha quasi mai a che fare con ciò che davvero si muove nella struttura.
La colpa è un’emozione: arriva, si accende, si spegne e poi cambia forma.
La struttura karmica, al contrario, è un processo: resta, insiste, si manifesta finché non viene riconosciuto.
Capita spesso che una persona non provi più alcun senso di colpa per un episodio passato, eppure continui a vivere le stesse dinamiche.
E capita il contrario: chi sente una colpa enorme, ma la struttura è già chiusa da tempo.
Il fatto è che la mente e la struttura non si incontrano nello stesso punto perchè la mente cerca il significato, la struttura mostra il funzionamento.
Quando qualcosa è rimasto incompleto — una scelta non presa, una responsabilità evitata, un passo non fatto — il sistema continua a lavorare, anche se la mente ha già archiviato la storia e finché la struttura non viene vista nella sua forma pura, la dinamica continua a ripresentarsi.
Il senso di colpa, invece, non chiude nulla, è solo un rumore emotivo che confonde, che appesantisce, che dà l’illusione di “fare qualcosa”, ma non interviene sulla causa.
La chiusura arriva solo quando si guarda la situazione senza giudizio, senza difese, senza narrativa interna; quando ciò che era aperto viene riconosciuto per ciò che è.
A quel punto la dinamica si scioglie non perché la mente si assolve o si condanna, ma perché la struttura viene finalmente integrata.
Il karma non ha bisogno di colpa, ha bisogno di essere visto, compreso e trasformato.
E quando questo avviene la vita cambia senza drammi, senza moralismi, senza peso.
La mente smette di raccontare storie e la struttura smette di ripetere facendo sì che la vita, lentamente, ritorni a scorrere con una qualità diversa.


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